Finalmente la dogana rende indipendente la Calabria

Gazzetta del Sud
Finalmente l’Agenzia nazionale delle Dogane ha istituito la Direzione regionale della Calabria, ponendo fine alla dipendenza della nostra Regione dalla Campania.
L’evoluzione dei traffici marittimi ed aerei infatti ha determinato una revisione degli assetti organizzativi degli uffici doganali in Campania e Calabria.
Già l’istituzione di tre uffici a: Reggio Calabria, Catanzaro e Gioia-Tauro e di sei sezioni operative territoriali con sedi a Cosenza, Vibo Valentia, Crotone, aeroporti di Lamezia Terme e dello Stretto e prossimamente Corigliano, hanno portato a una complessità operativa tale che la Direzione Regionale non poteva essere più a Napoli ma in Calabria. E’noto che oltre il 90% delle attività doganali si svolgono nel porto di Gioia-Tauro e quindi si può supporre che la decisione dell’Agenzia Nazionale sia stata dettata dalla necessità di avvicinare il centro decisionale regionale alla grande struttura portuale.
L’esultanza dei calabresi e in particolare dei rappresentanti politici per tale importante decisione non è spiegabile con i soli modesti benefici che derivano alla società calabrese. Occorre altro.
Attualmente è consentito a chiunque trasporti merci attraverso il porto di sdoganare in qualsiasi città. Una tale situazione, che poteva essere accettabile prima della esplosione dei trasporti intercontinentali con containers su nave, oggi non è più ammissibile.
Già nel 2001 in una relazione ai calabresi nel mondo, convenuti in Campidoglio, affermavo che “il federalismo voleva dire anche sdoganamento delle merci nello stesso porto di Gioia-Tauro”.
Più volte ho ripreso l’argomento, con analisi pubblicate sulla “Gazzetta del Sud” (vedi articolo del 23/03/2005 dal titolo Misiti: “per Gioia-Tauro ecco cosa si deve fare”) in cui avevo posto con chiarezza il problema di sdoganare in loco.
La decisione dell’Agenzia, che da sola può significare qualche diecina di impiegati in più, costituisce una condizione necessaria per risolvere il problema vero, che dovrà portare risorse e occupazione nella Regione.
Mi accingo quindi a presentare in Parlamento una proposta di legge, che avevo sollecitato a Prodi proprio nel porto il 19 marzo 2005, che così recita: “tutte le merci in arrivo in Italia vanno sdoganate nel luogo di attraversamento del confine”.
Una tale norma non viola il principio comunitario della concorrenza, ma costringe i porti e gli aeroporti ad attrezzarsi adeguatamente per battere in qualità ed economicità le strutture concorrenti.
Per avere un’idea dell’ammontare delle possibili entrate, ricordo che attualmente le merci che giungono a Gioia-Tauro vengono sdoganate a Milano, Napoli, Genova, La Spezia, Trieste e altre città mentre nel porto si sdogana un numero irrisorio di containers.
Ricordo infatti che in un container vi è merce per un valore medio di 30-40 mila Euro e su questo valore si paga l’IVA e il diritto doganale, che insieme assommano a circa 24 per cento del valore.
Per ogni container entrano nelle casse dello Stato almeno sei mila Euro. Di questi il 27% (circa 1500 Euro) sarebbe trasferito alla Regione e agli Enti locali.
Se Gioia-Tauro si attrezzasse per sdoganare un milione di containers l’anno si avrebbe un’entrata di 1,5 miliardi di Euro.
Sarà difficile, qualcuno dice impossibile, avere in poco tempo una organizzazione così efficiente, ma la cultura e la preparazione ai calabresi non mancano per poterla realizzare, a patto che ci sia pure la volontà politica della sua classe dirigente.
Lancio quindi un appello ai deputati e ai senatori calabresi di tutti i partiti affinché firmino la mia proposta, che è ben altra cosa della pur necessaria sede regionale delle Dogane.

on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it



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