Osservatorio del 6 maggio 2010

IL PD CALABRESE NON LO RICONOSCIAMO PIU’
Abbiamo fatto di tutto prima delle ultime elezioni per tentare di unire le varie anime conviventi nel Partito Democratico calabrese e in questo tentativo noi di ProCalabria, pur consapevoli della possibile vittoria della destra, abbiamo impegnato molte energie per sollevare le sorti del centro sinistra.
Ridotto al lumicino il socialismo democratico e scomparse le ideologie, i “capi” del PD ancora pensano con il cervello di 30 anni fa. Ma a chi volete che importi se un deputato o un ex presidente del consiglio si autosospende dal partito o dal gruppo consiliare? Sono quelli che pur di avere il successo elettorale personale impediscono le candidature di persone più popolari di loro.
Si inventano frazionismi senza senso e si parla sempre di fatti interni. Fuori dalla finestra c’è la vita normale e loro parlano d’altro. Sveglia! Il consenso non è più automatico; va conquistato con l’esempio e il lavoro per gli altri. I partiti democratici del centro sinistra, dopo l’autocritica devono darsi un piano serio di rilancio che raccolga i messaggi e i valori fondanti di una società moderna.
Caro PD qual è il tuo progetto per la Calabria? Quando l’avrai, saremo lieti di aggiungere qualcosa anche noi. Se ciò non è, i calabresi saranno sempre al rimorchio di interessi particolari che trovano rifugio nei partiti populisti di sinistra e di destra. È quello che i cittadini seri non vogliono.
  
LA GRECIA È VICINA 
 Siamo profondamente turbati e solidali con le famiglie dei tre lavoratori bancari greci che sono stati uccisi da manifestanti violenti, infiltrati nei cortei di protesta pacifica dei cittadini di Atene. Queste morti a noi calabresi ci toccano da vicino per tanti motivi. Sono nostri fratelli anche di sangue ma soprattutto sono fratelli nella tragedia della crisi economica che colpisce loro anche per gravi responsabilità della classe dirigente. Tutto come da noi.
Ma la Grecia oggi e un simbolo negativo per l’Europa, che ancora non è né carne né pesce. Non se ne cura di un paese che produce 80 e consuma 100, per il semplice motivo che non c’è uno straccio di direzione politica istituzionale europea. Il quasi fallimento della Grecia può verificarsi solo per questo.
La Calabria, pur producendo 70 e consumando 100, non può fallire perché fa parte di uno stato unitario. Da questi accenni ne derivano due insegnamenti: la crisi greca deve indurre i paesi leader europei a rinunciare ai propri egoismi e “mollare” via via la propria sovranità a favore di un “governo” politico del Continente. Altrimenti, nell’economia globalizzata, possono essere travolti anche i paesi più forti.
Il secondo più modesto insegnamento è per i meridionali. Non possiamo continuare a vivere assistiti. Il tempo è scaduto. Dobbiamo affrontare sacrifici anche ideali e abbandonare tabù fuori del tempo in termini di contratti di lavoro, rinunciare al superfluo, ricordando a noi stessi che nel giro di pochi anni dobbiamo produrre 100 per poter consumare altrettanto. Sono almeno 10 anni che diciamo queste cose e ci soffermeremo ancora.



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