S. 585. – "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2008, n. 85, recante disposizioni urgenti per l'adeguamento delle strutture di Governo in applicazione dell'articolo 1, commi 376 e 377, della legge 24 dicembre 2007, n. 244" (approvato dal Senato) (1250)

2 luglio 2008

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l’onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, questo è un decreto-legge che evidentemente possiede tutte le caratteristiche di necessità ed urgenza, e dunque è uno dei pochi che andavano in questo momento discussi. Tuttavia, come ha messo in evidenza l’onorevole Zaccaria, noi oggi ci troviamo in una situazione in cui il Parlamento viene interessato da numerosissimi decreti-legge e questo riduce la possibilità che esso ha di legiferare, poiché vi è un altro legislatore che si trova in un palazzo qui vicino.
Ciò detto, ci sembra comunque che con questo decreto-legge si perda un’occasione. Noi esprimiamo, infatti, un giudizio positivo sul fatto che sono stati attuati i commi 376 e 377 dell’articolo 1 della legge finanziaria per l’anno 2008, riguardanti il numero dei membri del Governo (anche se vi è l’eccezione del sottosegretario di cui si è detto), e sul fatto che non si è proceduto ad un allargamento del numero di Ministri e sottosegretari, anche se qualcuno ha parlato della necessità che in un prossimo futuro vi sia questo allargamento. Noi speriamo, invece, che vi sia esclusivamente una ristrutturazione dei ministeri. Come è noto, infatti, dei dodici ministeri previsti non fa parte un autonomo Ministero della salute, che noi auspichiamo invece sia istituito, non in aggiunta al numero attuale, ma magari accorpando altri ministeri che possono esserlo.
Riteniamo che il Ministero della salute sia, per numerosi motivi, indispensabile (anzitutto per un motivo di carattere generale, trattandosi di un Ministero che gestisce, direttamente o indirettamente, una fetta grandissima del bilancio dello Stato) e riteniamo necessario che le strutture del Ministero rimangano quelle attualmente in essere, senza essere ridimensionate od inserite in altre strutture.
È necessario che ciò si possa al più presto realizzare, e a tale proposito abbiamo presentato emendamenti che probabilmente trasformeremo in ordini del giorno, poiché ci rendiamo conto che non si può, in questa situazione parlamentare, cambiare la struttura della proposta iniziale del Governo. Riteniamo però – ed auspichiamo – che il Governo si impegni a rivedere la sua posizione: questa linea è stata in parte approvata dal Senato attraverso un emendamento dell’opposizione firmato dall’onorevole Bianco ed altri, e speriamo dunque che anche in questa sede si possa impegnare il Governo ad andare al più presto in questa direzione.
Auspichiamo, inoltre, che alla fine tale struttura del Governo sia mantenuta e che non si proceda ancora, magari operando qualche rimpasto, ad un cambio dei Ministeri. Senz’altro si fa fatica a capire nel nostro Paese le funzioni del singolo Ministero, ed anche in questo caso, che pure riteniamo positivo, degli accorpamenti è difficile capire – e leggendo il testo del decreto-legge ce ne si rende conto – a quale Ministero appartengano certe competenze. È, quindi, auspicabile che nella rivisitazione della struttura, con più calma e con più tempo (considerato che questo è il primo decreto-legge adottato subito dopo la composizione del Governo e che vi può essere stata fretta), sia finalmente stabilita, per un lungo periodo di tempo, la chiarezza delle funzioni e delle competenze delle direzioni generali e via dicendo.
Una questione fondamentale è rappresentata dal fatto che attraverso questi raggruppamenti si è però lungi dal ridurre consistentemente i costi delle attività ministeriali, dal momento che tali costi permangono anche perché, al di là di piccoli risparmi sulle macchine blu e di qualche altra misura, la struttura centrale dello Stato rimane quella di prima, anzi qualche volta è andata ampliandosi. Le direzioni generali di alcuni Ministeri, come dicevo, sono aumentate dopo l’attuazione del Titolo V che trasferiva alle regioni parecchie competenze. Riteniamo che ciò sia un errore e che quindi occorra una riduzione ed un assottigliamento delle direzioni generali per spostare risorse umane e grandi professionalità verso le regioni, che molto spesso difettano (mi riferisco ad alcune regioni, ma anche ad alcuni grandi comuni), nel formare i bilanci, di quel supporto tecnico-amministrativo necessario, cui i comuni, le regioni e le province suppliscono chiamando consulenze esterne (e questo è un vezzo che si è andato diffondendo con un’enorme incremento della spesa e dei costi della politica) e costituendo società a partecipazione degli enti locali e delle regioni in numero effettivamente esorbitante.
Ma ciò deriva proprio dal fatto che le competenze che si sono sommate in questi enti non sono state accompagnate anche dal trasferimento delle risorse umane e, spesso, di quelle materiali.
Pertanto, con il decreto-legge in esame certamente si compie un’opera giusta, ossia il mantenimento dei numeri previsti dalla legge Bassanini e ribaditi dalla legge finanziaria 24 dicembre 2007, n. 244. Tuttavia, non si procede nella stessa direzione quando si affrontano i problemi della riduzione dei costi della politica.
Inoltre, devo aggiungere che abbiamo altre osservazioni in ordine al provvedimento in esame ma esse sono di piccolo spessore. Le osservazioni maggiori sono quella inerente al Ministero della salute e alla circostanza che la riduzione delle strutture amministrative avrebbe portato ad un miglioramento delle attività negli enti decentrati. Si sarebbe trattato di un federalismo più giusto e più corretto.
Riteniamo anche che il testo sia stato scritto in fretta. Quando si afferma che ad un Ministero con un nome nuovo, come ad esempio il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si trasferiscono le funzioni e le risorse del Ministero dei trasporti, occorre ricordare che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non esiste ma il suo nome è stato solo inserito nel testo in esame. Pertanto ritengo che forse si sarebbe dovuto scrivere meglio un’espressione del seguente tenore: «Al Ministero delle infrastrutture sono trasferite le funzioni e le risorse del Ministero dei trasporti e prende il nome di Ministero delle infrastrutture e dei trasporti». Il modo con cui è stato scritto nel testo è perlomeno – in un certo senso – ambiguo. Allo stesso modo anche per il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Tuttavia, tali questioni sono modificabili in quanto sono solo formali. È vero che le funzioni e le risorse da un Ministero si possono spostare ad un altro Ministero già esistente, allora spostiamole in un Ministero esistente e non in uno che esiste solo nominalmente e che oggi ancora non è stato creato e che si vuole istituire. Tuttavia, si tratta di piccoli cambiamenti che l’Assemblea può apportare o meno.
In ordine all’emendamento principale, Misiti 1.12, auspichiamo – come moltissimi altri – l’istituzione del Ministero della salute in sostituzione del Ministero dell’ambiente, inserendo quest’ultimo nell’ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Tuttavia, siamo consapevoli che si tratta di un’espressione di volontà da parte nostra e anche di molti componenti della maggioranza e sono convinto che il Parlamento sarebbe senz’altro favorevole ad una simile soluzione se solo fosse libero di deliberare e non fosse – diciamo così – costretto dal legislatore di palazzo Chigi.
È chiaro che siamo anche disponibili a ritirare il nostro emendamento per proporre invece un ordine del giorno, insieme alle altre forze di opposizione, relativo all’istituzione del nuovo Ministero della salute. Se esso fosse accolto e fosse sancito l’impegno preciso di istituirlo al più presto siamo pronti a ritirare gli emendamenti e a fare in modo di collaborare.
Vi sono certamente altre questioni. Ad esempio, se non avessimo in qualche misura operato un intervento in ordine ai servizi segreti e addirittura sulla struttura dell’ufficio della Corte dei conti nell’ambito della struttura dei servizi segreti (ai commi 21 e 21-bis inseriti al Senato), avremmo avuto una buona occasione per ridurre il numero dei ministeri e dei sottosegretari. Probabilmente non avremmo ridotto di molto il costo della politica, però avremmo potuto prendere un impegno rivolto a realizzare tale proposito attraverso una riduzione anche delle direzioni generali di tali ministeri. Invece, è chiaro che reinserendo i commi 21 e 21-bis abbiamo perso l’occasione di convertire il decreto-legge in esame magari con il voto unanime da parte del Parlamento.
Abbiamo qualche remora ad appoggiare completamente il provvedimento in esame perché interviene su aspetti inutili che non vale la pena, al momento attuale, modificare.
Questi sono argomenti di una riforma di grande respiro: i servizi segreti, che nella XV legislatura sono stati riformati con un voto molto ampio del Parlamento e la riforma della Corte dei conti, che è stata approvata recentemente. In queste novità inserite dal Senato, viene privilegiata la decisione monocratica. Noi abbiamo bisogno di una Corte dei conti che gestisca i fondi speciali, diretti ai servizi segreti, in modo trasparente e collegiale. Non possiamo pensare di avere soltanto il parere e le decisioni di singole persone, anche se di alta responsabilità.
Quindi, ci dispiace di non poter sostenere pienamente una proposta che pure ha dei pregi. Potevate anche stabilire un ampliamento del numero dei ministri e dei sottosegretari; non l’avete fatto e questo è positivo. Tuttavia, se pensate di farlo successivamente, in quella fase saremo non solo vigili, ma anche decisamente contrari ad un ritorno al passato.
Gli emendamenti presentati sono molto limitati, avendoli presentati soprattutto noi del gruppo Italia dei Valori ed essendoci poche altre proposte emendative del Governo e del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Onorevole Misiti, la prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Quindi, ringraziando il Presidente che mi ha dato la parola, concludo dicendo che il gruppo dell’Italia dei Valori, anche in questo caso, fornirà il suo contributo nella discussione degli emendamenti per migliorare il testo.



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