Intervento in Aula dell’on. Misiti (Grande Sud-PPA) durante la discussione sulla mozione concernente criteri di riparto delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione

Signor Presidente, la mozione in oggetto, presentata da Grande Sud-PPA, non tende certamente a contrastare la mozione Dozzo n. 1-01146. L’abbiamo presentata perché, invece, riteniamo che sia necessario mettere a fuoco le esigenze dei territori che quest’anno – non in futuro – hanno un prodotto interno lordo pro capite di circa la metà rispetto a quello registrato, sempre quest’anno, al nord.
Ci siamo documentati per vedere quando, come e perché siano stati individuati questi fondi aggiuntivi nazionali per le politiche di sviluppo delle aree definite sottoutilizzate del Paese, finalizzati a garantire una maggiore concentrazione delle risorse nelle aree dove è più elevata la sottoutilizzazione del potenziale produttivo e dove vige uno svantaggio competitivo accumulato e prospettico.
Questa è, nella sostanza, la ragione per cui sono stati istituiti i fondi per le aree sottosviluppate. A decorrere dall’anno 2003, l’utilizzazione di questo Fondo è stata sostanzialmente destinata a quelle aree che coincidono con l’ambito territoriale delle cosiddette aree depresse e ad esse sono state fatte confluire due linee di finanziamento.
È chiaro che i tempi di istituzione di questi fondi sostanzialmente coincidono con le ultime vicende della chiusura della Cassa per il Mezzogiorno e naturalmente tali fondi sono denominati proprio come quelli che erano impegnati nella Cassa per il Mezzogiorno. Poi bisogna vedere se nella Cassa per il Mezzogiorno ci sono stati fondi aggiuntivi, che non sempre erano fondi aggiuntivi, ma comunque così era stata istituita la Cassa.
Quindi, per sopperire agli effetti negativi che potevano esserci in quei territori di pertinenza della Cassa – è chiaro -, è stato costituito questo Fondo, ma con una visione un po’ più ampia, nel senso che non erano interessate solo le zone depresse del Mezzogiorno, ma le zone sottoutilizzate dell’Italia. Questa è la ragione per cui il CIPE ha operato quella suddivisione, che è automatica e che si può rivedere, nel senso però di utilizzare questi fondi laddove è più necessario, ovvero dove effettivamente è sottoutilizzato il potenziale produttivo e c’è uno svantaggio competitivo accumulato e prospettico.
Credo che, se si usano i termini esatti, quell’85 per cento destinato al sud deve crescere e non diminuire, perché chiaramente, nonostante la crisi, se andiamo a paragonare i territori del centro-nord e del nord con i territori del sud, vediamo che i territori del sud presentano quelle caratteristiche che sono state individuate dalla legge per cui è stato istituito il Fondo.
Ecco perché noi abbiamo presentato questa mozione. Abbiamo presentato questa mozione perché, in un territorio come il Mezzogiorno, a detta del CNEL e della Svimez, negli ultimi quattro anni l’industria del sud – perché non è vero che c’è il deserto nel sud, attenzione: nel sud c’è un’industria di tutto rispetto, soprattutto nei settori avanzati – ha perso 147 mila posti di lavoro, il che corrisponde ad una riduzione complessiva del 15,5 per cento, che corrisponde al triplo della media del Paese e, sostanzialmente, perlomeno al doppio della percentuale persa al nord.
Io ritengo che vada aiutato anche il nord, con altri sistemi e con altri incentivi, ma non con i fondi aggiuntivi previsti per le aree sottoutilizzate, rispetto alle aree di crisi di cui parla la mozione precedentemente illustrata. Ritengo che lì vada messo un occhio per migliorare e per dare una possibilità in più a quei territori. Si parlava di Sassuolo, si parlava del settore della ceramica e via dicendo: è giusto, ma senza intaccare quello che è il senso della legge istitutiva dei FAS, che riguarda le zone sottoutilizzate rispetto a quelle già in crisi, che almeno hanno la possibilità ancora di produrre, anche se in termini più ridotti rispetto al passato. Ma in alcuni casi, nel caso del Mezzogiorno, il 15,5 per cento corrisponde al triplo del resto del Paese e significa che la disoccupazione industriale nel Mezzogiorno è tripla rispetto a quella del centro-nord.
In più devo dire che, nel recente passato, come ricorderanno i colleghi e il Governo, sono state fatte delle manovre con le quali praticamente, secondo il CNEL, dal rapporto 85 e 15 sono stati sottratti circa 28 miliardi di euro per fare fronte alla crisi del nord. Io sono contento di questo e non ho una particolare obiezione, se non, per esempio, perché parte di questi soldi sono stati utilizzati per le quote latte, ma sono cose minime rispetto, invece, alla giusta azione che è stata fatta per fare fronte alla cassa integrazione, che numericamente interessava soprattutto il nord.
Quindi, è stato giusto, con riferimento ai 28 miliardi di euro, che sono stati attribuiti per solidarietà a quella parte del Paese che ne aveva in quel momento bisogno, perché altrimenti i disoccupati senza cassa integrazione sarebbero giustamente scesi in piazza e ci sarebbe stata una crisi anche sociale di grande dimensione, che il Ministro Tremonti e gli uffici si siano prodigati per aiutare quei territori; ciò, tuttavia, non significa che in futuro, quando la ripresa ci sarà, non si avvertirà la necessità di poter utilizzare anche quei soldi recuperati per poter dotare il Mezzogiorno di infrastrutture come già fatto in passato nel centro-nord. Penso all’alta velocità ferroviaria: al riguardo, al centro-nord sono stati previsti e spesi circa 60 miliardi di euro di fronte ai quali i 18 o 20 miliardi che necessitano per completare, da Salerno a Palermo, l’alta velocità ferroviaria mi pare che siano più che proporzionati. Quindi, è evidente che, nel caso dei fondi già utilizzati per il centro-nord, noi pretendiamo che siano restituiti quando la ripresa economica ci sarà nel nostro Paese. In più, nella programmazione 2013-2020 noi dobbiamo prevedere, come chiede la nostra mozione, che siano rispettate le finalità della legge istitutiva che non sono state modificate dalle variazioni che ha subito questa legge. I FAS quindi devono essere tutti adoperati nelle zone sfortunate del Paese e, se ce ne sono al nord, siano anche attribuiti al nord, però è chiaro che la stragrande maggioranza di questi territori si trova nel Mezzogiorno d’Italia.



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