Sull’incidente nello Stretto di Messina 2

Nuovo intervento in Aula dell’On. AURELIO MISITI
Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, noi non possiamo essere sorpresi da quanto è successo. È chiaro che il gruppo dell’Italia dei valori si unisce all’unanime espressione di cordoglio per i quattro morti e si augura che i feriti, tra i quali i sei gravissimi, possano migliorare e tornare alla loro attività; ma la mancanza di sorpresa deve essere sottolineata.
È vero che vi è un incremento degli incidenti, come dichiara il ministro; ministro al quale va il nostro ringraziamento, non solo per l’esposizione che ha testè potuto svolgere in questa Assemblea, rispettando così gli impegni del Governo verso il Parlamento – esposizione che, allo stato, non poteva essere più ampia – , ma anche per la sua tempestiva presenza sul luogo del disastro, negli ospedali e nel rapporto con le autorità locali.
Questo ci deve far capire che l’incremento registrato negli ultimi anni, dovuto soprattutto – come ha giustamente sottolineato il ministro – all’aumento dei passaggi delle grandi navi porta-container mette sempre più a repentaglio la sicurezza. Ciò determina una situazione che si può definire allarmante.
I mezzi di controllo della sicurezza sono vetusti rispetto alla situazione anomala che si è creata nello stretto. Ha detto il ministro che quest’ultimo è il punto di maggior traffico concentrato nelle Mediterraneo. Ormai è un incrocio, poiché passano longitudinalmente tra le coste oltre 1.500 navi al mese, di cui almeno 600 con stazza superiore al tonnellaggio che richiede il pilota per la traversata. Questo flusso crescente in modo esponenziale incrocia un traffico locale anch’esso in straordinario aumento. Messina Porto, Messina Tremestieri per i mercantili, Reggio Calabria per i pendolari, villa San Giovanni per le navi private e delle Ferrovie dello Stato determinano traiettorie che si incrociano nel centro di una striscia di mare.
Questo elenco mal si concilia con il decreto dell’8 maggio 1985 per le rotte nord-sud e sud-nord delle grandi navi, tant’è vero che questo fatto comincia ad essere fondamentale e costituisce un fattore limitante per la crescita delle merci di arrivo e di partenza dal porto di Gioia Tauro. Molte grandi società internazionali puntano a bypassare, ad aggirare la Sicilia e andar direttamente nei grandi porti di Algeciras e di Valencia. Quest’anno è la prima volta che il porto di Gioia Tauro ha ridotto il numero dei container arrivati dall’estremo Oriente.
I sindacati e i lavoratori hanno da tempo segnalato questo pericolo. Le capitanerie di porto fanno pressione continua per installare in via continuativa gli strumenti disponibili oggi, vale a dire il Vessel Travel System (VTS). Ormai, a distanza di tanti anni dall’avvio del lavoro, quest’ultimo sistema è rimasto sperimentale. La ragione, secondo me, è la seguente: dopo gli incidenti si organizzano grandi attività, riunioni, commissioni, si avviano proposte e tutto il resto, ma poi tutto cade nuovamente nella dimenticanza più assoluta.
Dal 1954 ad oggi sono stati 44 gli incidenti sullo stretto e già sono molti i morti che sono stati dimenticati: sei nel 1978, tre nel 1985 oltre a questi attuali.
Ma pensiamo – e finisco, signor Presidente – che oggi dobbiamo dotare il sistema di sicurezza in modo più straordinario. Ci deve far riflettere sulle omissioni la circostanza che è solo casuale il fatto che non siano morti cento o centocinquanta persone.
Da oggi in poi, quella situazione va non solo monitorata, ma controllata in modo più moderno e con i mezzi più efficaci, spendendo il massimo di fondi perché la vita umana non ha prezzo. Dunque, io mi auguro – così come auspicano molti commentatori sui giornali di oggi – che si intervenga con decisione a salvare le vite umane e a considerare necessario andare avanti nella linea tracciata dalla legge del 1971 per arrivare al collegamento stabile tra la Sicilia e il continente.

di Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it



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