Il corridoio ionico tra Puglia e Calabria è possibile

Gazzetta del Sud
Fiumi di inchiostro sono stati versati sui difetti e per le disgrazie provocate dalla S.S. 106 Jonica e numerose “grida” della classe dirigente calabrese si sentono ancora oggi. Si impreca contro l’ANAS e il Governo da almeno trent’anni e non ci si rende conto invece dei nostri limiti. Noi guardiamo alla strada come unica infrastruttura di mobilità, senza considerarla parte di un sistema complesso intermodale, che vede insieme la mobilità su gomma, su ferro, in mare e nell’aria.
I bisogni di mobilità del corridoio sono strettamente collegati alla possibilità di sviluppo di quel territorio, che oggi presenta caratteristiche peculiari di elevata capacità di intrapresa nei settori trainanti del turismo, del terziario, ma anche dell’industria e dell’agricoltura specializzata.
Ma se il corridoio jonico si può considerare un attore dello sviluppo occorre anche adeguare il sistema infrastrutturale per corrispondere a questo assunto.
Nella zona jonica l’evoluzione del trasporto non può non portare ad una maggiore attenzione verso la mobilità su ferro e via mare. Ciò dovrà mobilitare tutte le forze vive della società calabrese a reclamare un impegno nuovo del Governo per il rinnovo della infrastruttura ferroviaria (TAV) con particolare riferimento alla nuova linea Salerno – Sibari – Crotone – Catanzaro Lido – Reggio Calabria e al completamento della trasversale Gioia Tauro – Paola – Cosenza – Sibari – Taranto. Naturalmente ciò comporta lo smantellamento dell’ antica ferrovia e la realizzazione del sistema turistico più importante del Sud, qualora si realizzasse una pista ciclabile di 400 km, dotata di alberghi- rifugio nelle 40 stazioni ferroviarie ormai in disuso.
Un tale programma di interventi va realizzato per gradi, tenendo conto delle capacità di investimento dello Stato, che in futuro non può che impegnarsi sulla intermodalità e in essa sull’aumento del ferro rispetto alla gomma.
Un contributo al trasferimento delle merci in questo corridoio, così come in quello tirrenico, può essere offerto dal trasporto in mare con i porti di Taranto, Corigliano, Crotone, Reggio Calabria, Gioia Tauro.
Vanno favoriti infatti gli investimenti nella portualità e nell’acquisto di moderne navi per incentivare il settore e renderlo concorrenziale verso gli altri sistemi.
Ovviamente la strada, su cui oggi si svolge il 90% del trasporto di persone e cose in quel territorio, rimarrà per tutto il secolo ancora una infrastruttura fondamentale anche se la nostra speranza è sempre quella di avere un futuro più equilibrato dei vari sistemi oggi in essere.
L’autostrada jonica Taranto – Reggio Calabria pertanto va realizzata al più presto per dare risposte positive alla domanda di mobilità crescente delle regioni settentrionali, della Sicilia e del territorio calabrese in sviluppo.
Nei trent’anni passati gli investimenti per rinnovare la 106 jonica sono stati pari a circa 2,5 miliardi di € attuali, corrispondenti purtroppo soltanto a 60 km di nuova strada, di cui circa venti km con caratteristiche non autostradali e il resto attualmente in appalto, i cui cantieri stanno per aprirsi dopo una preparazione quasi decennale. Continuare con questo ritmo si arriverebbe al suo completamento in un tempo pari a due secoli.
Va fatta in effetti una scelta diversa, prendendo in considerazione la modalità con cui è stato realizzato il sistema autostradale italiano.
L’IRI investiva soldi pubblici e privati con garanzia dello Stato e l’infrastruttura veniva messa a frutto con il pedaggio, che ha consentito di ammortizzare gli impianti e di ottenere introiti che hanno portato consistenti utili prima alla società dell’IRI e poi alla privatizzata Autostrade per l’Italia. Oggi si potrebbe sostituire l’IRI con un consorzio misto pubblico e privato.
Sono pronti i “dirigenti” calabresi ad affrontare la questione in questi termini?

on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it



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