La politica del fare: i programmi per l’Italia e la Calabria

Gazzetta del Sud
Il segretario nazionale del Partito Democratico ha elencato dodici proposte per rinnovare l’Italia, quello calabrese ne ha enunciate sette per far sopravvivere la Calabria.
Mentre Veltroni e Berlusconi propongono piani per le grandi infrastrutture, per la rinascita del Mezzogiorno, per la riduzione della spesa pubblica, Minniti si è dovuto limitare a pochi punti che dovrebbero essere realizzati in un anno di legislatura.
In Calabria c’è l’emergenza, a Roma si può pensare al futuro; anche questo indica il distacco della regione dal resto d’Italia.
Approvare il piano sanitario e avviare la costruzione dei quattro nuovi ospedali, il piano dei rifiuti, spendere i fondi comunitari arretrati; attenzionare gli appalti e le liste dei candidati alle elezioni e infine cambiare lo Statuto regionale.
Questo il succo delle sette proposte, condivisibili, ma solo emergenziali.
Poco per lo sviluppo della Calabria. Si vedrà dopo le elezioni del 2009.
Per il futuro dell’Italia mi sembrano invece di buon livello qualitativo le dodici proposte di Veltroni.
Si comincia con il rilancio delle grandi infrastrutture: porti, aeroporti, sistema viario nonché alta velocità ferroviaria nell’intero paese e quindi anche al Sud. Si continua con gli impianti energetici, le centrali elettriche, i rigassificatori e i termovalorizzatori.
Musica per le orecchie di Italia dei Valori se si pensa alle ripetute dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture Di Pietro sulla politica del fare come unica opzione per il nostro paese. Il Mezzogiorno come tema da rilanciare, revisionando anche i programmi europei. La riduzione e il controllo della spesa pubblica per spendere meno e meglio; la riduzione delle tasse sul lavoro dipendente e autonomo, stabilendo fin d’ora che l’Irpef va ridotta ai contribuenti leali di un punto per tre anni a partire dal 2009; investire per il lavoro alle donne; costruire 7000 appartamenti con canoni d’affitto di 300-500 euro mensili e cento campus universitari per incrementare la formazione di esperti e ricercatori; inasprire la lotta alla precarietà per una buona qualità del lavoro; prevedere maggiori fondi per le forze dell’ordine; affermare la certezza della pena per i condannati e niente candidature per loro al Parlamento. Infine garanzia per tutti di una TV di qualità, superando il duopolio privato e pubblico.
Tutto questo è quanto l’associazionismo più avanzato della società civile ha elaborato e proposto in tante occasioni. Veltroni è riuscito a fare la sintesi con la sua solita sapienza comunicativa.
I temi più strettamente etici invece, dove c’è molta divisione in ogni schieramento, non sono stati citati. Sembra che anche il partito del centrodestra lascerà libertà di coscienza sull’argomento. Siamo in attesa delle linee programmatiche di quel partito. Molti osservatori sono convinti infatti che il grado di attrazione che eserciteranno i due grandi partiti con i loro programmi determinerà la vittoria finale.
La decisione di Casini di non entrare nel Popolo delle Libertà e la conseguente rinuncia di Berlusconi all’accordo con l’UDC fa capire fino in fondo che la politica italiana finalmente si muove verso una reale semplificazione. Si potranno così attuare le riforme costituzionali di cui l’Italia ha urgente bisogno.

Aurelio Misiti
Segretario regionale IdV



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