ACEA: MISITI (GRANDE SUD), BASTA LITIGI SULLA PELLE DEI ROMANI

(AGENPARL) – Roma, 10 mag – “Lo scontro sulla privatizzazione dell’ACEA tra il sindaco Alemanno e il Partito democratico va interrotto per il bene della città e la credibilità delle istituzioni cittadine”. Così in una nota del capogruppo di Grande Sud alla Camera dei deputati Aurelio Misiti, già presidente dell’Acea.

“Nessuno può tirarsi indietro – sottolinea l’esponente del movimento arancione – basta esaminare i bilanci degli ultimi quindici anni e ricordare le sfortunate avventure economico finanziarie nella telefonia mobile che l’ACEA, imitando la sciagurata iniziativa dell’ENEL di Tatò, ha intrapreso, depauperando il suo patrimonio e rendendo asfittici i bilanci. In Italia – aggiunge – si hanno esempi di aziende di servizi comunali interamente pubbliche che non brillano per efficienza, efficacia ed economicità e di altre che invece sono al top; la stessa cosa si può dire delle aziende private del settore”. Misiti ricorda che “la storia dell’azienda elettrica e poi anche idrica, fondata nel 1909 dal grande Sindaco Nathan, mostra con un’infinità di dettagli che nei periodi di sana gestione ha svolto egregiamente i suoi compiti, fornendo “utili” alla città, anche quando la proprietà era esclusiva del Comune di Roma. Pertanto – prosegue – la “decadenza”, segnalata da importanti esponenti del principale partito di opposizione , non può essere attribuita, ammesso che ci sia, alla cattiva gestione pubblica dei soli ultimi tre anni”.

“In riferimento ai servizi erogati dall’ACEA – spiega il capogruppo di Grande Sud alla Camera – si può procedere a bandi pubblici di vendita di interi settori come quello ad esempio dell’illuminazione pubblica, ma per quanto riguarda il servizio idrico integrato, prima di attuare passivamente vecchie normative in gran parte cancellate dal recente referendum, va fatta una approfondita analisi dei costi e dei benefici che un eventuale superamento del monopolio pubblico potrebbe comportare. Grande Sud – sottolinea – ritiene che in questo settore così delicato il controllo complessivo della qualità dei servizi e dei conti economici spetta esclusivamente ai Comuni, mentre l’eventuale privatizzazione va sempre accompagnata dalla liberalizzazione del servizio”. Nel caso in specie, per MIsiti “il Comune di Roma, può non dare seguito alla delibera adottata, non perché sarebbe illegittima, ma per il bene della città e per l’effetto politico degli stessi esiti referendari. Si tratta pertanto di recuperare un “trend” positivo alla gestione industriale di ACEA nel settore idrico, con investimenti mirati a superare le attuali carenze del sistema gestionale, che sicuramente spingerà in alto il valore delle azioni, oggi a quattro euro rispetto ai dieci – quindici euro di valore reale, dopo di che si può esaminare con più tranquillità il fascicolo privatizzazione – liberalizzazione del settore idrico di Roma”.



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