DL COMMISSIONI BANCARIE: MISITI (GRANDE SUD) “INVESTIRE AL SUD PER SVILUPPO

(9Colonne) Roma, 17 mag – “L’Italia potrà uscire dal tunnel della recessione se il Governo e il Parlamento avvieranno in tempi molto ristretti una politica che favorisca lo sviluppo economico attraverso provvedimenti finalizzati alla rinascita del Mezzogiorno”. Così il capogruppo di Grande Sud alla Camera dei deputati Aurelio Misiti, intervenendo nell’Aula di Montecitorio al dibattito sul ddl relativo alle commissioni bancarie.
“Le conseguenze negative sull’occupazione nel Sud – ha ricordato l’esponente del movimento arancione – sono dovute sia alla crisi economica ma anche alle leggi varate per contrastarla. I dati parlano chiaro: riduzione della già striminzita occupazione del Mezzogiorno di oltre 3 punti rispetto a un Nord che ha perso soltanto 1,2%, mentre la disoccupazione giovanile meridionale è cresciuta in un quadriennio di almeno otto punti superando la percentuale record del 40%. Invertire questa tendenza – ha continuato – non è interesse esclusivo dei cittadini meridionali ma è interesse di tutti gli italiani se è vero che il Mezzogiorno è tutt’ora indispensabile mercato dei prodotti dell’industria, dell’artigianato e in molti casi della stessa agricoltura specializzata della pianura padana”.
Per Misiti “far aumentare le possibilità di spesa ai cittadini meridionali sarà la leva per far crescere il Centro-Nord e il Sud medesimo. Tutto questo suggerisce in primo luogo una decisa azione di contrasto alla criminalità organizzata che va perseguita rafforzando gli strumenti fondamentali dello Stato operanti al Sud e cioè non chiusura di Tribunali né di caserme ma raddoppio di queste risorse, riducendoli in altri territori meno colpiti dalla malavita. Il Governo – ha sottolineato il capogruppo di Grande Sud alla Camera dei deputati – dovrà attuare una nuova politica delle infrastrutture e del lavoro al fine di attrarre investimenti privati, evitando così, non solo l’emigrazione dei giovani verso il Nord Europa ma anche quella delle imprese verso i Paesi dell’Est Europeo, dove il costo del lavoro e i “lacci” burocratici risultano estremamente più favorevoli”.
(red) 171623 MAG 12



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