Campane a morto per l'Alitalia

Il Quotidiano della Calabria
Rutelli è convinto che Malpensa è la causa della malattia, Formigoni è convinto che la causa è Fiumicino.
Mi permetto sommessamente di non concordare con nessuno dei due. Loro in verità non sono i soli a sbagliare ; una pletora di campanilisti sono pronti a dichiarare la loro verità sulla compagnia di bandiera.
Tentiamo invece di sottrarci alle lusinghe del campanile ed analizziamo con serietà il fenomeno della libera caduta dell’Alitalia.
La nostra compagnia in verità soffre di più malattie, ma quali sono le cause determinanti della sua possibile morte?
La prima delle cause sta nel nostro sistema paese, che non favorisce scelte rigorose nel settore.
La seconda causa è rappresentata dalla incapacità dei suoi vertici di misurarsi con il nuovo e di influire sul rinnovamento delle cariche operative del personale e soprattutto di quello addetto al volo.
La terza è il network arretrato rispetto alle novità rilevanti nel settore.
La quarta è il paese composto da cento città, che desiderano essere servite dalla compagnia di bandiera.
Il sistema paese è determinante in ogni settore della vita economica.
Il paese è visto dalla classe dirigente come un riferimento flessibile e malleabile, tanto che ognuno crede di poterlo utilizzare ai propri fini.
Non si guarda minimamente agli interessi generali della nazione e quindi non si approfondiscono mai le cause dei mali.
Il problema non si risolve se prevale Roma o Milano; si avvia a soluzione solo se il sistema paese sceglie un aeroporto hub e declassa tutti gli altri.
Se il sistema paese non è in grado di operare la scelta continueremo con l’anomalia italiana di avere due aeroporti hub dello stesso livello, che metterebbero in ginocchio qualunque grande compagnia.
La seconda causa deriva dal management. Un’azienda gestita così male, tanto da avere la flotta aerea tra le più vecchie d’Europa, da utilizzare il personale di volo fuori dai limiti di resistenza fisica ( voli intercontinentali con due piloti, riposo irrisori per i piloti, tanto che di fatto il ritorno è sempre più un rischio), piloti che da dieci anni stanno con il contratto di solidarietà e hanno stipendi paragonabili a quelli di impiegati dello Stato di seconda fascia.
Una produttività quindi tra le più elevate delle compagnie similari eppure perde inesorabilmente; c’è bisogno ancora di verifiche per mandare a casa gli attuali vertici e immettere dei giovani manager per dirigere la baracca? Che si aspetta un disastro aereo per stanchezza del pilota?
La terza causa è il network.
La compagnia di bandiera non può avere il 60-70% degli equipaggi domestici in trasferta. Il massimo numero dovrebbe essere circa la metà.
Ma essendo di bandiera, l’Alitalia deve toccare tutti gli scali della penisola. Air France va nei possedimenti di oltremare o nelle piccole città della Repubblica e il governo paga. Non può essere altrimenti. Se Alitalia non fosse più compagnia di bandiera tutto diventerebbe più semplice; farebbe una politica concorrenziale e sceglierebbe i suoi aeroporti e i suoi vertici risponderebbero solo agli azionisti.
Lo sa Formigoni che in Val Padana ci sono 7-8 aeroporti che assorbono i passeggeri e vanno, via Londra o Francoforte, Parigi, Madrid, in tutto il mondo e mai pensano di passare per Malpensa? Perché Linate non è precluso alle compagnie straniere? Ricordate l’aereo Lufthansa che senza permesso atterrò a Linate per affermare il diritto(sic!) delle compagnie straniere di usare Linate?
Nella libera America ci sarebbe stato l’arresto dei piloti, il divieto di atterraggio sugli aeroporti italiani per un tempo di almeno un anno di tutti i vettori Lufthansa. Invece, gli italiani “brava gente” hanno perdonato, anzi hanno aperto Linate a tutti.
A Malpensa quindi ci vanno per lo più passeggeri del Centro-Sud costretti a fermarsi e ripartire.
Un hub aeroportuale moderno si sceglie in base a studi approfonditi di tipo fisico, meteo e quant’altro, per avere apertura 24 ore su 24. Non può essere Malpensa e forse neanche Fiumicino, che qualche difetto ce l’ha pure.
L’hub di domani può essere situato in una zona tranquilla del paese, dove si può atterrare e decollare in tutte le stagioni .
L’ultima causa è il nostro localismo. Ogni città vuole l’aeroporto collegato con l’Europa e con il Mondo. Per favore, diamoci una calmata!

di Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it



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