La cultura del "no" alle innovazioni esiziale per la vivibilità delle città

Spesso inutili e dannose le diatribe sugli impianti che smaltiscono e riciclano i rifiuti
Gazzetta del Sud
La notizia che i ricercatori del centro di ricerca ”inquinamento atmosferico” del CNR hanno trovato tracce di cocaina nell’aria di Roma ha fatto scalpore nell’opinione pubblica italiana. Essi hanno trovato casualmente le prime tracce di cocaina; incuriositi hanno svolto altre ricerche, che confermano la casuale scoperta.
Non c’è dubbio che, in qualunque centro abitato, nell’aria che respiriamo, si trovano numerose particelle, che tendono ad aumentare nel tempo.
Delle migliaia di particelle presenti alcune presentano, a detta degli esperti, pericoli gravi per la salute, altre, fortunatamente le più numerose, presentano un grado di pericolosità molto limitato.
Seppure ulteriori e più approfondite ricerche confermassero la presenza di alcuni nanogrammi a metrocubo di cocaina non dovremmo preoccuparci, come pure per quantitativi simili di diossina.
Gli “esperti” ci avvertono invece che respirare aria in presenza di minutissime fibre di amianto è molto pericoloso per la salute, in quanto possono innescare nei polmoni un processo di “ammaloramento” delle cellule, che può rivelarsi inarrestabile.
Vi sono, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, molte migliaia di abitazioni le cui coperture comprendono le fibre di amianto.
Tali coperture vanno eliminate secondo rigorose procedure previste dalla legge.
Altra cosa è lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, che avviene generalmente secondo le norme comunitarie. Queste sono basate sulla gestione integrata che ha inizio con la raccolta, dove si effettua una prima separazione che interessa la carta, la plastica e soprattutto le sostanze organiche umide.
Queste ultime vengono trattate in impianti detti di “compostaggio”, il cui prodotto, se di buona qualità, può essere utilizzato in agricoltura.
Altri impianti separano il ferro, l’alluminio, il vetro oppure preparano il combustibile da rifiuti, che alimenta i forni di incenerimento o i gassificatori, producendo energia termica ed elettrica. I paesi europei più avanzati, comprese le regioni italiane del Nord, gestiscono questa fase del ciclo con risultati eccellenti, tanto che gli inceneritori si trovano nei centri di Vienna, Milano, Brescia e nelle principali città tedesche. Infine il ciclo prevede la discarica controllata per collocare i residui come le ceneri e i materiali non bruciati.
L’attuazione di questo ciclo dovrebbe essere l’obiettivo delle regioni “arretrate” come la Campania e la Calabria, dove purtroppo si è sviluppata una cultura del “no” a tutte le innovazioni e invece di lavorare per aumentare la vivibilità delle città si discute come impedire l’attuazione delle direttive europee.
L’esperienza dimostra che qualunque impianto (inceneritore, discarica, deposito, trasporto, ecc.), se è mal gestito, inquina invece di disinquinare. Se invece è gestito bene, come a Milano o Breccia o Roma, il pericolo per la salute non è superiore a quello prodotto da cento automobili in circolazione.
Oggi i “media” parlano o scrivono sulla cocaina nell’aria oppure dei comitati di lotta contro i termovalorizzatori.
Perché non danno notizia della scoperta della “proteina aterogena CD40L” da parte di uno scienziato calabrese prof. Francesco Martino dell’Umberto Primo di Roma (illustrata ieri ad Acri), che controlla il colesterolo dei bambini malati e riduce drasticamente le morti improvvise senza causa apparente? All’estero i giornali, le TV e le riviste mediche internazionali gli hanno dedicato grandi spazi.
E’ anche questo un segno della nostra vicinanza ai paesi non ancora sviluppati.

on. Aurelio Misiti
deputato di Italia dei Valori
www.aureliomisiti.it



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