Aurelio Misiti: Risposta a Ivan Rota su Pensieri di Piazza

Caro Ivan,

non c’è dubbio che i romani e in parte gli amici di Idv delle altre regioni hanno alimentato la nostra prima manifestazione di massa.

Da oggi in poi avremo una maggiore responsabilità, perchè abbiamo potuto constatare che i nostri sostenitori non sono più formati da una minuscola pattuglia ma da una fetta importante di cittadini italiani. I giovani dei blog e gli adulti della politica del fare sono veramente tanti. La vasta presenza di piazza Navona è una spia del consenso che porta il nostro partito a uscire dalla posizione minoritaria e a dirigersi, tra flutti e mareggiate, verso nuovi orizzonti, in mare aperto, accingendosi a divenire partito di massa.

Abbiamo però constatato che il nostro consolidamento non è gradito a tutti e quindi le forze avverse hanno reagito brutalmente; hanno messo in atto una vera macchina da guerra bipartizan per tamponare e possibilmente annullare il grande valore anche simbolico dell’incontro dell’8 luglio.

Non c’è dubbio che questa volta la “loro” comunicazione ha ottenuto un successo. Molti nostri amici tradizionali sono stati influenzati e alcuni di loro, più deboli, ci lasceranno.

Nel tuo scritto, caro Ivan, pregevole e appassionato, manca qualcosa.

La mia esperienza in manifestazioni di massa, mi suggerisce che in questi casi vanno applicati sempre gli stessi canoni:

– gestione ottimale del palco facendo parlare solo coloro che notoriamente sostengono posizioni condivisibili;

– controllo della piazza con un attento servizio d’ordine.

Purtroppo è sfuggito di mano agli organizzatori il controllo degli interventi. Così una delle due cause di criticità di una manifestazione politica si è verificata, consentendo ai competitori di aggredirci e segnare punti “immeritati” a loro favore. Essi hanno fatto credere agli italiani che quella spettacolare, riuscita manifestazione, presenziata soprattutto da giovani, era diventato un rodeo estremistico, dove non si è fatto altro che “bestemmiare” e “aggredire” il Papa e Napolitano.

A Roma si dice cosa fatta capo ha.

Preso atto della realtà, occorre una nostra controffensiva mediatica con notizie penetranti.

– Una telefonata al Colle, anche per insistere sul Presidente a non firmare le leggi vergogna ma pure per ribadire la fiducia in Lui di Italia dei Valori;

– un messaggio al Segretario di Stato, con richiesta di una possibile futura udienza in Vaticano.

Questi atti non sarebbero affatto cedimenti ma eventi mediatici, che ci qualificherebbero agli occhi di tanti italiani moderati, cattolici, liberali e onesti, i quali ci hanno votato e di altri che ci potrebbero votare.

Tuo Aurelio Misiti



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