Due giorni di inutili votazioni?

Le prime tre votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica sono state caratterizzate da tatticismi e confronti che, almeno sembra ad un “neofita” (onorevole per la prima volta) come me, non abbiano prodotto alcun risultato apprezzabile. I principali esponenti del centrosinistra dicono di aver fatto ogni possibile sforzo per coinvolgere il centrodestra nella scelta del candidato da votare, mentre gli uomini di quest’ultimo affermano di essere stati trattati con sufficienza ed arroganza.
Sembra che la rottura sia ancora troppo recente e in vista delle amministrative si voglia mantenere alto il livello dello scontro in modo da influenzare il risultato elettorale di fine maggio.
La maggioranza domani voterà il suo candidato e la divisione in due dell’Italia risulterà sempre più netta. Si tratta di vedere se ciò è un male o un bene, visto che il bipolarismo ha resistito anche alla legge elettorale proporzionale.
La nostra giovane democrazia non può non rifarsi agli esempi classici di parlamentarismo occidentale e in primo luogo a quello inglese, americano o francese.
Negli USA il Presidente assomma più potere dei nostri Presidenti del Consiglio e della Repubblica e in genere è votato dal 50.1% degli Americani appartenenti a quella minoranza con diritto al voto.
In Inghilterra idem. Il Primo Ministro (non Presidente del Consiglio dei Ministri) ha poteri maggiori del nostro premier eppure mai ha avuto la maggioranza esplicita degli inglesi a suo favore, grazie alla legge elettorale che favorisce chi ottiene un voto in più del proprio avversario.Analoghe considerazioni valgono per la Francia.
E allora, perché dovremmo essere diversi da questi popoli, considerati campioni di democrazia? Abbiamo da superare ancora ostacoli psicologici per capire che è normale in democrazia (vera!) eleggere i propri governanti in senso generale e anche istituzionale con una risicata minoranza. E’ importante però che gli eletti, una volta in carica, si sentano e agiscano come governanti di tutto il popolo italiano.
Io sostengo, forse senza seguito, che, oltre al capo dello Stato e ai Presidenti delle due Camere, anche il Presidente del Consiglio e i suoi ministri debbano operare per il bene di tutti. Sarebbe questa l’unica via per riconquistare la fiducia dei cittadini verso la classe politica, la quale ha mostrato limiti “inquietanti” negli ultimi anni.

di Aurelio Misiti
www.aureliomisiti.it



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