Lettera a Di Pietro

Caro Antonio,

 sono profondamente dispiaciuto di non poter essere presente alle manifestazioni organizzate durante la tua visita nella regione Calabria, in quanto proprio quel giorno dovrò stare accanto a mio fratello che si opera di tumore al cervello. Di questo impedimento ti prego di far menzione negli incontri che avrai.

 Ciò mi ha impedito in questi giorni di poter esprimere il mio pensiero sugli avvenimenti calabresi perché non ho potuto confrontarmi con alcuno dei dirigenti ed in particolare non ho avuto modo di proseguire il dialogo, sempre proficuo, con te. L’unica persona con cui mi sono consultato è l’amico Luigi Li Gotti, con il quale ci siamo trovati d’accordo su numerosi aspetti della vicenda elettorale prossima in Calabria ed in particolare non abbiamo compreso sino in fondo la necessità di presentare un terzo candidato alle elezioni regionali della prossima primavera. Sono certo che non vi è una tua volontà di favorire l’elezione di un presidente di centro-destra, anche se il tuo giudizio sulla giunta di centro-sinistra non è certamente positivo.

 In una mia precedente ti ho scritto che “al di là della politica ti considero un mio amico”. Ciò vuol dire grande riconoscimento e stima per quanto tu hai fatto per il nostro Paese. Vuol dire anche apprezzamento per il particolare serio tuo impegno nei due governi di cui hai fatto parte.

 Ti è certamente noto che ho condiviso quasi tutte le scelte di governo finalizzate a risolvere grandi problemi infrastrutturali dell’Italia. Ho svolto compiti istituzionali nello stesso campo avendo te come eccellente interlocutore politico. Ti è nota anche la mia “inflessibilità morale”, che hai avuto modo di verificare direttamente. Spero quindi di poter godere della stessa amicizia e della stima che ha sempre caratterizzato il nostro rapporto personale, tecnico e politico.

 Tu hai creato un movimento politico italiano che oggi è divenuto uno dei cinque partiti presenti in Parlamento, e questo è un grande merito che nessuno potrà disconoscere. Mi hai coinvolto in questa operazione e di ciò ti sono riconoscente e grato, in primo luogo perché ciò mi consente di contribuire a risolvere qualche problema della Calabria e quindi del Paese.

 Come già ho avuto modo di segnalarti però non ritengo possibile affrontare il rinnovamento della classe politica da noi auspicato a più riprese improvvisando una candidatura di un personaggio della Confindustria, certamente di buon livello, ma che sinceramente non rappresenta il nuovo della nostra regione. Comunque avrei preferito che non si esponesse così chiaramente un nostro deputato europeo, e nello stesso tempo avrei voluto che il nominativo del candidato a presidente fosse stato deciso dagli organismi dirigenti del partito con il tuo preventivo consenso.

 È necessario infatti che una candidatura autorevole, con l’ambizione di farla diventare la candidatura di un ampio schieramento di forze politiche e sociali, venga discussa e concordata sia con le espressioni della società civile che con le forze politiche democratiche operanti nella regione.

 Ma qualcuno può pensare che i calabresi siano sordi e ciechi e non distinguano il grano dal loglio? Una legge sulle primarie, perfettibile certamente, che consente ai cittadini di contare nella designazione dei candidati a presidente, è bollata come legge truffa e antidemocratica; mentre sarebbe molto democratica la scelta fatta da un sol uomo. Chi ha fatto la scelta è informato sul percorso seguito dal candidato? Sa egli che il suddetto ha bussato insistentemente alla porta di Berlusconi per essere candidato alla presidenza della regione Calabria?

 Sono convinto che ci siano i tempi e i modi per giungere a un tale traguardo, affinché la minaccia di costituire un terzo polo si possa trasformare in una volontà comune di sostenere un candidato presidente alternativo esclusivamente a quello che Berlusconi sceglierà per la Calabria.

 Auspico che nei rapporti con i media e durante il convegno di Cosenza tu esprima con chiarezza la volontà della maggioranza dei calabresi, che aspira al cambiamento senza con questo favorire l’ascesa degli elementi peggiori della destra regionale.

 Ciò non vuol dire ripartire da zero, significa che IdV si propone non come un vagone attaccato a un treno in movimento ma come una locomotiva che traina il treno che comprende le migliori figure che operano nel territorio della nostra regione.

 Questo mio messaggio vuole evitare che si perpetuino diatribe apparentemente senza senso ma che hanno sempre un significato per i protagonisti.

 Il partito calabrese non accetta i giudizi negativi espressi sul centrosinistra e non intende partecipare alla consegna della Calabria allo schieramento avversario.

 Non appena supererò questo mio momento difficile mi farò carico di convocare l’organismo dirigente regionale al fine di valutare approfonditamente la situazione politica calabrese, che porti a delle conclusioni unitarie e collegate strettamente alle posizioni dell’ufficio di presidenza e dell’esecutivo nazionale.



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