Gioia Tauro: Berlusconi vuole chiudere l’Autorita’ portuale

«Pochi giorni fa il Governo ha approvato un decreto legge, (n. 112/2008), in cui, all’art. 26, viene prevista la soppressione degli enti pubblici non economici, con una dotazione organica inferiore a 50 unità; tra questi enti vi è sicuramente l’Autorità Portuale di Gioia Tauro» – è quanto riferisce l’On. Aurelio Misiti di Italia dei Valori-

«Delle ventitrè Autorità attuali rimarrebbero in vita soltanto sette (Genova, Savona, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Trieste e Venezia) -continua Misiti – Italia dei Valori contrasterà in tutti i modi possibili una tale scelta suicida che, oltre al più grande porto del Mediterraneo, colpirebbe tra gli altri i porti della Sicilia, di La Spezia, Ancona e Ravenna. Chiederò al Governo di riferire immediatamente alla Commissione Trasporti affinché il Parlamento, con una sua decisione auspicabile unanime, possa ottenere l’esclusione di tutte le Autorità portuali dai tagli previsti dal frettoloso provvedimento.

Se ciò non dovesse accadere – conclude il deputato – IDV si opporrà con ogni mezzo parlamentare, compreso l’ostruzionismo».



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Un commento to “Gioia Tauro: Berlusconi vuole chiudere l’Autorita’ portuale”


  • Commento from ignazio Agate

    La questione delle Autorità Portuali è già nota agli addetti ai lavori da diversi anni, almeno dal 2003, allorquando la corsa all’istituzione di dette autorità ha sollevato le proteste di quelle maggiori che si vedevano sottrarre risorse dalle ultime e piccole arrivate ( vedi Trapani, ora soppressa e di cui non si sa bene come si vorrebbe mettere in moto la nuova istituzione, e Manfredonia, soppressa anch’essa ma riammessa attraverso i giochi dei ricorsi amministrativi).

    La lobby delle autorità della liguria in particolare e Napoli ha dato luogo all’esplosione della fobia nei confronti delle autorità c.d. minori.

    La gestione dei porti, se si vuole che questi funzionino sul modello dei porti del nord europa e usa nonche giapponesi non può prescindere da una autorità che sia autonoma ed abbia le risorse disgiunte dalla politica ministeriale che assegna le risorse a seconda del vento politico permettendo ad alcune di eccellere ad altre di non attuare i programmi di sviluppo e quindi rientrare, attraverso esasperate verifiche ed applicazioni di normative capestro, nel novero di quelle da sopprimere.

    Senza contare, ancora, il problema delle nomine dei presidenti che sono un vero e proprio scandalo, basta vedere la scarsa professionalità in possesso dei nominati però vero campioni di agganci politi (sottobosco governativo) e di pubbliche relazioni.